A primo impatto, Roma può essere dispersiva per un giovane fuorisede, talmente grande da farti sentire piccolo in mezzo a tanta gente, e si può faticare un po’ a chiamarla casa; a San Lorenzo io ho ritrovato la dimensione umana di cui avevo bisogno. D’altronde, come ricorda la storica fiorista nell’intervista che echeggiava nella sala espositiva del MLAC: «San Lorenzo è un piccolo paese autonomo dentro Roma».
San Lorenzo multiculturale, San Lorenzo e la guerra, l’università La Sapienza, il bar Marani, l’ex pastificio Cerere, S.A.L.A.D., il Cinema Palazzo e il Verano sono solo alcune fra le tante realtà che si incrociano in questo quartiere, offerte a chi ci nasce e a chi sceglie di viverlo. È un quartiere che ha sempre accolto tutti senza distinzioni e ora ne raccoglie i frutti. L’occasione di avvicinarmi ancora di più alle tante sfaccettature di questo territorio mi è stata offerta dal tirocinio al MLAC. Più di tutto sono grata al Museo Laboratorio per avermi permesso di rendere attiva la mia partecipazione, grazie alle attività didattiche svolte con gli studenti dell’Istituto via Tiburtina Antica 25, in particolare le classi prime, seconde e terze della scuola media Giosué Borsi e le seconde, quarte e quinte della scuola elementare Aurelio Saffi. Entrambe le sedi sono ubicate nel quartiere dove la maggior parte dei ragazzi risiede. Mi sono trovata, quindi, di fronte ad ascoltatori che ne sapevano decisamente più di me!
Poterli accompagnare alla scoperta delle fotografie esposte, risultato finale dei workshop cui avevano partecipato l’anno precedente, ascoltare le loro riflessioni, sentire gli aneddoti raccontati dai nonni, vedere l’emozione nei loro occhi nel riconoscere persone e luoghi della loro quotidianità all’interno della “sacra” istituzione museale è stato per me un’ulteriore occasione di accrescere il mio legame con il territorio attraverso la loro narrazione.
Gli studenti delle scuole medie hanno partecipato a un’attività relativa all’evoluzione del ritratto; dopo la visita guidata nello spazio espositivo, abbiamo proiettato alcune slide interattive spiegando la storia delle diverse tecniche artistiche in funzione della necessità di ritrarre; l’attività si è conclusa con un quiz a squadre in cui i ragazzi ricevevano i punti in base alle risposte corrette su titolo, autore, collocazione, periodo e tecnica o materiali di opere famose. È stato sorprendente scoprire a quali opere è legata la loro cultura visiva e come gli stessi errori ricorressero fra le varie classi. Le quarte e quinte elementari, invece, dopo aver ricevuto le informazioni durante la visita guidata, hanno giocato a riconoscere in tempo record nelle fotografie esposte sette diversi dettagli. Molto più disinvolti dei ragazzi più grandi, hanno dimostrato una genuina curiosità nei confronti del loro quartiere e hanno condiviso molte riflessioni sul passato e speranze per il futuro. L’attività di didattica museale per eccellenza, l’ultima svolta, mi ha procurato una enorme soddisfazione: una caccia al tesoro fra le cornici, nella quale la seconda B ha battuto per poco la seconda A. La mostra “L’Università La Sapienza e il quartiere San Lorenzo” non ha quindi solamente trasmesso i valori di memoria e identità ma ha abbracciato la condivisione e la cittadinanza attiva, donando ai suoi visitatori uno spazio per conoscersi e riconoscersi.