Incentrata sul tema della testimonianza delle migrazioni nel Mediterraneo, l’iniziativa vuole ricordare l’ultimo intervento di Giuseppe Basile, rivolto alla realizzazione di un Museo delle Migrazioni a Lampedusa, pensato come tentativo sperimentale di coniugare museologia, antropologia ed etica sociale; un museo da realizzare insieme alle persone migranti, per testimoniare, raccontare esperienze di viaggio e migrazione, ma anche per elaborare nuove letture e interpretazioni, insieme ad artisti, autori e registi.
La mostra presenta il primo nucleo della collezione restaurata degli oggetti appartenuti ai migranti e ritrovati sull’isola a partire dal 2009. Attorno all’esposizione si articola un programma di appuntamenti dedicati al cinema, all’arte contemporanea, alla narrazione e all’approfondimento che aprono la collezione degli oggetti migranti a letture plurali e ne fanno un luogo di attraversamento e di dialogo. Attraverso prospettive diverse e un approccio interdisciplinare, la mostra si pone l’obiettivo di illuminare la storia individuale che ogni oggetto porta con sé, per individuare la voce che si cela dietro la traccia e far emergere il suo valore rispetto alla storia collettiva.
La mostra è in la collaborazione di AMM – Archivio delle memorie migranti. In occasione dell’inaugurazione, celebrata alla presenza del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, si terrà la proiezione del film To whom it may concern, del regista Zakaria Mohamed Ali e la performance Il registro del regista Marco Amenta. Seguiranno la rassegna di cinema migrante Il cinema come traccia di memoria (29 marzo), due laboratori di autonarrazione a cura dell’AMM (1 e 3 aprile), una tavola rotonda su Un patrimonio migrante. Studio, conservazione e tutela di una memoria viva. e attuale (10 aprile).