Dalla metà degli anni Settanta Antonio Ballista, pianista e direttore d’orchestra, affianca all’attività musicale quella di artista visivo. La mostra al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza comprende una sessantina di lavori tra incisioni e disegni stampati digitalmente su carta Hahnemühle. I temi dei lavori sono soggetti legati all’esperienza di ogni giorno: paesaggi, interni, scale, ritratti… Eppure lo sguardo dell’artista dà a questi motivi un brivido d’inquietudine che turba l’apparenza tranquilla delle cose. Due gli aspetti messi in gioco dall’autore per provocare in chi osserva un siffatto perturbamento e per farci percepire lo scarto fra le sue immagini e la realtà abituale. Anzitutto il taglio: i paesaggi, gli interni e i ritratti non sembrano mai visti alla distanza “giusta”, siamo spesso troppo vicini per avere una visione informativa di quel che ci sta davanti. Nei lavori di Ballista le inquadrature sono frutto di scelte di carattere emozionale, come se l’artista volesse restituirci il momento in cui il suo contatto con la realtà si trasforma, nell’occhio e nel mondo interiore, nell’immagine che porta dentro, discosta ormai da quella osservata. Il secondo aspetto che induce l’«atmosfera sospesa» di queste opere è la propensione per un segno non gestuale: in certi casi Ballista sceglie contorni continui e decisi, in altri opta per un pulviscolo più o meno fitto che filtra attentamente la quantità della luce. L’artista astrae dalle cose il palpito, la qualità ritmica e coglie, di volta in volta il ripetersi sempre diverso delle foglie d’erba su un prato, l’allargarsi degli anelli nella grana del legno, il susseguirsi dei gradini di una scala o l’accostarsi dei coppi su un tetto. È attento alla metrica dello spazio, a come le cornici delle porte, o i quadri scandiscono le pareti. L’immagine non si dà come risposta immediata all’effetto luminoso istantaneo, ma riflette il tempo lungo di un’emozione inseguita con pazienza. Guardando le opere di questa mostra tornano in mente i disegni di Van Gogh, nei quali la regolarità del tocco ispirata alla pennellata neoimpressionista, prosciugata dall’iridescenza del colore, traduce il ritmo del mondo nei valori del bianco e nero. Una simile aspirazione traspare dalle immagini create, con rigore e coerenza, da Antonio Ballista.
La mostra è in collaborazione con IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti