L’esposizione personale di Alexandra Valenti, a cura di Maria Teresa Benedetti, è concepita come continuazione ideale del progetto Stanze, presentato al Palazzo delle Esposizioni nel 2011 e costituito da cinque installazioni che ricreavano porzioni di ambienti abitate da figure assorte e immerse in una temporalità sospesa. La mostra, pensata appositamente per gli spazi del MLAC, parte dalla distruzione di queste stesse opere, riportate alla loro componente più materiale. I frammenti di gesso e juta così ottenuti, vengono custoditi all’interno di sacchi di varie dimensioni, tornando a vivere e a ricomporsi attraverso colate di gesso. L’artista dunque parte da un processo di distruzione per dirigersi verso un ritorno alla materialità originaria, evocante una dimensione generativa. Non siamo di fronte a un atto nichilistico, ma a una sollecitazione che chiama in causa il fare dell’artista e il bisogno di rimettere in gioco i propri presupposti partendo da una rimeditazione sulla sua stessa opera.
Le bianche presenze dei Sacchi andranno a collocarsi nello spazio espositivo, costituendo un nuovo paesaggio nel quale lo spettatore sarà chiamato a muoversi.
La loro dimensione ambientale entra in dialogo con le pareti, attivate da un’animazione video, da sei disegni e cinque tele che traducono la tridimensionalità di Stanze, in una bidimensionalità pittorica.
Il video Il mare è costituito dal montaggio di una serie di disegni a carboncino dell’artista, che nella loro successione mostrano la costruzione di un castello di sabbia e la sua progressiva trasformazione in ombra. La scelta di questo soggetto si ricollega all’azione che veniva sottesa in una delle Stanze, in cui un bambino accovacciato sul bagnasciuga era colto nell’atto di modellare la sabbia. Se in quella circostanza l’oggetto era evocato, ma non rappresentato, l’animazione ce lo restituisce, insieme al suo disfacimento. Affianco al video ritroviamo la figura in gesso dello stesso bambino che riemerge in una forma frammentaria.
Tutti questi elementi nel loro complesso costituiscono le componenti di un unicum che scandaglia, secondo diverse prospettive, l’idea di rigenerazione, tramite uno stesso processo: il richiamo a una forma, la sua creazione materiale e una distruzione che presuppone una ‘riemersione’ e una metamorfosi.
Fotografie: copyright Lorenzo De Masi