Il MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea è lieto di ospitare la mostra Luigi Battisti. Opere 1992-2019, la prima antologica di Luigi Battisti in un’istituzione pubblica romana, che inaugurerà mercoledì 6 novembre alle ore 17.00.
Formatosi all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila negli anni Ottanta, nel decennio successivo Battisti (Poggio Bustone 1957) definisce il suo tipico approccio basato sulla decantazione, la serialità e la combinatoria: sperimentatore di diverse tecniche e supporti, traduce le composizioni cromatiche anche nello spazio fisico, con sculture modulari e installazioni, pur prediligendo grandi carte su cui il colore a medium acquoso si spande libero, oppure gli olii essenziali puri depositano leggeri aloni, come in diciamo Nulla (2010).
Un modus operandi in cui casualità e regola autoimposta si confrontano con esiti di volta in volta variabili a favore dell’una o dell’altra. Esemplificativo, in tal senso il confronto visivo implicitamente proposto in mostra tra la serie delle Ninfee (2014-15) e le recenti Pitture (2018-19): se queste ultime accolgono piccoli tocchi di colore dato a spatola, ordinati su righe parallele, come le note sullo spartito, in cui il gesto deposita sulla tela grezza porzioni sempre diverse di pigmento, creando un indistinto sfarfallio monocromatico; nelle carte delle Ninfee l’acquerello è disciplinato con maestria dentro una griglia ortogonale. La ricerca sulle sfumature cromatiche, in questo caso, restituisce a una certa distanza di osservazione una composizione geometrica a losanga, che richiama i fiori del titolo, ingaggiando una ironica e ambiziosa conversazione con le avvolgenti tele monettiane.
Nei lavori degli anni Novanta, invece, il colore ha una esuberanza che lo “trascina” nella terza dimensione, sempre giocato su ritmi e combinazioni, come in Muti (1995) e in Oh Maggio (1995-97), ma a partire da una gamma cromatica semplificata: infatti, all’epoca, Battisti preferiva campiture di colore deciso e accostamenti netti, come nelle sculture costruite della serie Rombo (1992) o nelle tavole incise di Scalfitture (1992-2018) e dei Siliconi (2000).
Le singole opere, come la mostra nel suo complesso, enfatizzano la mobilità del punto di osservazione, memore di alcune strategie dell’Optical Art: un corpus coeso e coerentemente volto all’esplorazione delle potenzialità della pittura pura, oltre che astratta, dalla forte vocazione decorativa.
Diverse le personali di Luigi Battisti in Italia e all’estero tra cui si ricordano quella presso l’Istituto Italiano di Cultura e la galleria Interdit Creation di Shanghai nel 2006; l’Istituto Italiano di Cultura del Cairo nel 2015 e l’Istituto Italiano di Cultura di Praga nel 2018. Recenti interventi site specific, tra l’altro, al Liceo Artistico di Via Ripetta (2014), al Museo Hendrik Christian Andersen di Roma (2015), nell’area archeologica dei Porti imperiali di Claudio e di Traiano a Fiumicino (2018), al Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila (2018) e a Villa Farinacci a Roma (2019).