Il Museo Laboratorio della Sapienza ospita Homolù Dance, esposizione antologica dedicata all’artista romano Franco Cenci. Il titolo riecheggia foneticamente il saggio del 1938 Homo Ludens di Johan Huizinga e dà il tono alla mostra, presentando una selezione di opere attraverso cui Cenci ha esplorato e continua a esplorare il mondo provvisorio e illusorio del gioco.
L’esposizione ruota intorno all’installazione Homolù Dance, bizzarra figura totemica, composta da interruttori e scritta al neon, attivata grazie alla cooperazione dei visitatori che si cimentano in una posa plastica, quasi coreutica. Dopo Homo Sapiens e Homo Faber, si materializza sotto il nostro sguardo l’Homolù Dance di Cenci, scanzonata versione dell’uomo contemporaneo.
Le opere in mostra rispecchiano le molteplici declinazioni con cui l’artista ha interpretato il gioco: illusioni ottiche, spettri prospettici, memorabilia dei calciatori, ritratti volanti, mappe immaginarie, alberi genealogici falsificati, irriconoscibili album di famiglia e un esercito di bambini armati di mattarelli.
La mimicry è lo spazio in cui abitano e si muovono le opere di Cenci. In essa, la realtà è momentaneamente sospesa e si agisce seguendo il principio del “fare finta che”, che è d’altronde la necessaria premessa di ogni gioco.
Poliedrico sperimentatore, Franco Cenci (1958) si è formato inizialmente come architetto e poi come storico dell’arte. Dopo un esordio nella Mail art, lavora dagli anni Novanta nel campo dell’arte visiva intrecciando tecniche e poetiche diverse, dal collage alla fotografia, con incursioni nell’ambito della performance e della letteratura.
L’artista interroga la storia e le memorie per dar corpo e voce a vicende che altrimenti rimarrebbero taciute o dimenticate. A cavallo tra ricostruzioni filologiche, riadattamenti fantasiosi e libere associazioni, i progetti di Cenci si configurano come microcosmi, dispositivi meravigliosi al contempo nostalgici e profondamente ironici.