MANUELA VIERA-GALLO. AÚN/ANCORA

 

MANUELA VIERA-GALLO. AÚN/ANCORA

 testo a cura di Arianna Pomella e Rachele Sesana

 

 

Manuela Viera-Gallo Chadwick è nata il 5 febbraio 1977 a Roma, dove la sua famiglia dovette trasferirsi dopo aver lasciato il Cile a causa del regime di Pinochet. Dal 2006 vive a New York, dove attualmente risiede con la sua famiglia, ma conserva un fortissimo legame con la sua terra d’origine e si dichiara un’artista cilena, pur estraniandosi da qualunque retorica di appartenenza territoriale e identificativa. Era l’11 settembre 1973 quando Pinochet, con un colpo di Stato, soppresse il governo social-democratico di Salvador Allende, dando inizio a un ventennio di dittatura militare. Durante questo periodo il Cile visse anni di dura repressione politica e migliaia di oppositori furono torturati o uccisi, inclusi i tristemente noti desaparecidos. Il regime impose il controllo sui media e abolì tutti gli altri partiti politici. Solo nel 1990, un referendum riportò la democrazia nel paese.

Nei lavori di Viera-Gallo si condensano tutte le preoccupazioni e il forte senso di precarietà che la dittatura ha portato con sé, riuscendo a trasformare queste esperienze in qualcosa di positivo. L’esposizione MANUELA VIERA-GALLO. AÚN/ANCORA, inaugurata al MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea l’8 ottobre 2024, è composta da un corpus di opere multidisciplinari, manipolate e distorte in termini di simboli e immagini noti in un codice allegorico e fantastico, che permette all’osservatore di entrare in contatto con l’interiorità dell’artista. Il risultato colorato e intimo del complesso delle opere dimostra una grande capacità di resilienza, offrendo una rinnovata visione dell’esperienza di vita di Viera-Gallo.

L’allestimento: il rapporto tra le opere e gli spazi installativi.

L’arte di Viera-Gallo trova il suo compimento nella fase di installazione all’interno dello spazio museale in cui viene esposta. Per l’artista l’ambiente dell’allestimento è importante tanto quanto il luogo in cui le sue opere prendono vita: lo studio. Secondo questo criterio, fa del museo il suo nuovo studio e trasforma l’atto installativo nel processo creativo che contribuisce alla realizzazione delle opere. Lo spazio museale non è contenitore della sua produzione artistica, ma parte integrante dell’opera: così trasformato, acquisisce il valore di oggetto artistico.

Il temperamento di Viera-Gallo, vivace e svincolato da delimitazioni, si riflette infatti nella dinamica installativa che adotta. La disposizione delle opere è volutamente giocosa ed è fondata sull’idea di libertà visiva. Alle opere non appartiene una collocazione precisa nello spazio-tempo, esse vagano trasportate dal flusso dell’artista opponendosi alla gravità dell’oppressione delle regole, agli schemi accademici e al regime politico: tutti elementi che soffocano la libertà. Non ci sono linee di demarcazione, sono assenti cornici e confini: ciascuna opera si fissa nello spazio in relazione con le altre, inducendo l’osservatore a leggerle nel modo che desidera. Libertà è la parola chiave con la quale l’artista si identifica, così come libere sono le sue opere, nelle quali si possono rintracciare «più linee narrative nella singola narrazione», come lei stessa dichiara. Libera è anche la scelta dell’artista nell’utilizzo dei supporti, dei materiali pittorici e delle tecniche artistiche.

Visitando la mostra, appena si entra sulla sinistra, sono presenti due tele di grande formato dipinte con tempere dai colori accessi. La tela intitolata L.A.T.I.N.A. è stata realizzata nel 2024, proprio in occasione della mostra AÙN/ANCORA, ed è collocata a terra. Occupando il pavimento e sottraendo dunque lo spazio ai visitatori, l’opera richiede un’interazione insolita, che induce lo spettatore a muoversi attorno a essa, invitandolo a osservarla da molteplici prospettive. Una seconda tela è installata sulla parete bianca, sola, quasi estraniata dal resto dell’allestimento; si intitola Patriarcado e la sua realizzazione risale al 2019. Si potrebbe interpretare tale isolamento come la volontà dell’artista di dare spazio a un tema dirompente che necessita di essere affrontato in maniera indipendente. Procedendo verso destra, lungo tutta la parete di fondo sono disposte le immagini dipinte su carta dell’opera Destierro: l’esilio, simboleggiato da un nodo scolpito in legno. Mediante numerose varianti figurative, Manuela Viera-Gallo rappresenta l’allontanamento dell’individuo dal territorio della patria, costretti ad affrontare tutti gli ostacoli che l’espatrio comporta. Uno dei temi centrali del lavoro dell’artista è la precarietà che caratterizza l’esperienza dei rifugiati, spesso costretti a una sensazione di attesa legata all’incognita del proprio destino.

Nelle raffigurazioni di Destierro è presente la “polvere di legno”, come la definisce l’artista. Essa, con la sua matericità, è visibile nel suo stato grezzo. Dal punto di vista iconografico e simbolico, l’utilizzo di tale materiale rimanda al deserto: uno spazio sconfinato, alienante, in cui è facile smarrirsi senza più ritrovare la via del ritorno per casa. Il deserto ‒ che fa riferimento in particolare al deserto di Atacama in Cile ‒ richiama il cammino, lungo, sofferto e incerto, proprio come quello dei migranti espatriati. Viera-Gallo sceglie di sporcare il foglio bianco con la segatura affinché esso venga contaminato dalla terra. Tra le opere è affissa una scala che prende forma dall’unione di pioli in legno dall’aspetto appuntito, tenuti insieme da una corda bianca talvolta spezzata e riannodata nei punti di rottura: la scala si presenta, dunque, instabile e precaria.

Anche il mondo animale trova espressione nelle opere, in particolar modo attraverso il piccione, un volatile spesso considerato poco intelligente e passivo nell’immaginario comune, ma che, in un sorprendente capovolgimento di prospettiva, dimostra invece una finissima perspicacia. Sono quattro i piccioni presenti nella mostra e fanno parte dell’opera Ahuecada realizzata nel 2020. I volatili sono disposti in un angolo della sala a terra, adagiati sulle opere di carta di Destierro, totalmente rivestite dalla segatura affinché si possa ricreare un tipico scenario urbano.

I piccioni, sebbene riconoscibili, non hanno un aspetto naturalistico, ma sono una rielaborazione stilizzata della forma animale: la testa è sostituita da oggetti che simbolicamente rimandando alle virtù che l’artista conferisce loro, come il pugno della resistenza o come la macchina fotografica e l’occhio. Il piccione è dunque una creatura moderna, capace di adattarsi alle circostanze e ai differenti habitat, anche quelli meno ospitali nei quali prolifera ugualmente. Esso è dunque da intendere come un testimone degli eventi storici susseguitisi nei secoli. Viera-Gallo utilizza il legno di balsa, tipico del Cile, per creare un collegamento con il suo paese di origine; riconosciuto per essere il legno più leggero al mondo, viene lasciato dall’artista intenzionalmente nella sua forma primitiva, privo di trattamenti o colori.

Le opere Ahuecada e Destierro sono affiancate dall’installazione Naufrago, realizzata nel 2022. Anch’essa rientra nel tema del viaggio e della resistenza dei migranti, ed è caratterizzata dalla presenza di una valigia aperta dalla quale fuoriescono alcune delle opere su carta di Destierro.

In conclusione, si trova un angolo con un insieme di dipinti, realizzati nel 2023, pertinenti all’opera La Notte de li tempi. In tale sezione, è preponderante il tema della donna vittima di violenza. La figura femminile è affrontata dall’artista come un’entità sfaccettata in cui si condensano numerose variabili sociali: dalla violenza domestica alla lotta per l’affermazione della propria identità. Quest’ultima è rimarcata dall’installazione, oltre che di dipinti, di oggetti significativi come un polsino di una camicia da uomo, una fionda e dei gioielli. La violenza domestica si materializza in particolare in una corda bianca che pende dall’alto e che incorpora dei cocci di ceramica. Essa è per l’artista il simbolo della sfera intimo-familiare, la cui frantumazione, causata dalla violenza, è irreversibile sia sul piano fisico che psicologico. La donna, tuttavia, si ribella e manifesta il proprio dissenso, verbale e corporeo, come si può vedere nelle tele dipinte che fanno da sfondo. La massima espressione della violenza si riscontra nell’opera intitolata B.C., realizzata nel 2024. Essa è posta al termine del percorso installativo della mostra, come conclusione del discorso intrapreso e iniziato proprio con Patriarcado.

Manuela Viera-Gallo è dunque un’artista che dimostra un forte impegno politico e sociale, che ha deciso di realizzare un’arte provocatoria e di denuncia che induce il visitatore a una profonda riflessione.