La mostra Noi & l’immagine – La fotografia di Emanuele e Giuseppe Cavalli ospitata al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea di Sapienza, Università di Roma dal 9 febbraio al 9 marzo 2022, pone al centro l’opera fotografica del pittore tonalista Emanuele Cavalli e di suo fratello Giuseppe, celebre fondatore del gruppo “La Bussola”.
Gli scatti esposti, realizzati tra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, mostrano elementi sottratti alla vita di tutti i giorni, assunti a emblemi metafisici, raggelati in istanti eterni. Per la prima volta la produzione fotografica dei due gemelli viene esposta in un confronto analitico. Dall’esposizione e dal catalogo (Edito da De Luca Editori d’Arte) si evince chiaramente come Emanuele e Giuseppe abbiano sviluppato due linguaggi diversi a partire da una scelta comune di soggetti, con particolare attenzione al dato formale.
A parlarci della mostra la Prof.ssa Ilaria Schiaffini, la quale l’ha curata insieme ad Arianna Laurenti e Alessia Venditti.
D: Mi risulta essere la prima volta in cui i due fratelli vengono affiancati in un’esposizione. Come è nata questa iniziativa?
In realtà alcune fotografie di Giuseppe e di Emanuele erano state già esposte insieme l’anno scorso a Senigallia. La mostra romana però ha un taglio diverso, in quanto vuole offrire un’occasione di confronto diretto fra esse a partire da una approfondita ricerca d’archivio. Questa iniziativa è nata da un tirocinio, che poi è diventato tesi di laurea, di una delle due curatrici che mi hanno affiancata, Arianna Laurenti. Grazie alla disponibilità dell’Associazione Emanuele Cavalli, presieduta dal nipote dell’artista, Emanuele De Reggi, e alle cure di Amelie Soffietti, Arianna ha potuto consultare e inventariare le stampe fotografiche; a questo lavoro è seguita la digitalizzazione delle lastre negative. Successivamente, l’Associazione ha voluto donare l’archivio documentario alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
Un esito indiretto di questo lavoro è stato il coinvolgimento degli eredi di Giuseppe Cavalli, i quali hanno colto l’occasione per avviare una ricognizione nel loro archivio che era stato trasferito da Roma a Lucera a seguito della scomparsa del figlio di Giuseppe, Daniele, avvenuta nel 2012. Qui un’altra mia allieva, Alessia Venditti, ha avuto l’incarico di riordinare l’archivio. La fiducia che ci hanno accordato sia gli eredi di Emanuele che quelli di Giuseppe ha permesso di realizzare questa mostra, figlia di un lavoro curatoriale “a tre”.
I due fratelli condividevano un vero e proprio laboratorio creativo; Emanuele era meno esperto di fotografia, e spesso veniva supportato dal fratello Giuseppe, il quale lo aiutava soprattutto nella fase di stampa delle foto. Nei loro archivi sono stati trovati scatti identici, attribuiti nella bibliografia a entrambi i fratelli. La nostra ricerca ha potuto risolvere il mistero su alcune attribuzioni, stabilendo la paternità di Emanuele per almeno quattro foto finora conservate nell’archivio di Giuseppe, giunte lì probabilmente perché il primo gliele aveva spedite per un riscontro.
Al di là delle questioni attributive, la ricerca incrociata nei due archivi ha portato a notare che alcuni luoghi e oggetti erano stati fotografati da entrambi, fornendo un’ulteriore riprova del continuo scambio tra i due. Ritroviamo in mostra vari esempi di questa concordanza, fra cui due scatti ritraenti la stessa soglia, aperta sul paesaggio di Anticoli e sottolineata dalla presenza di una sedia, posta al di sotto di un ramo di vite (rispettivamente Finestra di Emanuele e Inquadratura di Giuseppe).
D: Secondo Lei esiste una correlazione tra il tonalismo pittorico di Emanuele e la fotografia “rarefatta” di Giuseppe?
Per rispondere alla Sua domanda, io credo che esista una correlazione tra l’espressione artistica dei due fratelli – nonostante le differenze –, individuabile soprattutto nel comune interesse per la composizione formale e nella volontà di elevare la fotografia a rango di arte, come esplicitato da Giuseppe Cavalli nel Manifesto del gruppo La Bussola, da lui fondato nel 1947. Anche per questa ragione, nelle fotografie di entrambi sono continui i riferimenti al mondo dell’arte: in un caso possiamo cogliere una chiara ispirazione a un quadro di Cézanne. Un altro esempio di dialogo fra le arti si può osservare in alcune nature morte, in cui compaiono due sculture realizzate da Emanuele, fra cui una, il Ritratto di Vera del 1940, esposta in mostra.
A partire dall’inizio degli anni Trenta, Emanuele Cavalli aveva promosso insieme a Cagli e Capogrossi un gruppo di pittura tonale, che riconosceva nel colore e nel “tono-colore” il fulcro di una ricerca di equilibri pittorici. Anche la fotografia di Giuseppe Cavalli si gioca, mutatis mutandis, su gradazioni sottili e raffinate, rivolte verso i toni chiari (“High Key Tone”). È una fotografia che si basa su una composizione calibrata e sorvegliatissima, quasi morandiana.
Paradossalmente, a volte Giuseppe risulta più “artisticamente” composto di Emanuele. Per esempio, in mostra viene presentato un suo scatto di Lucera (Bambino in strada, Lucera), con alcuni ragazzi che giocano per strada, ripresi da una finestra: una diagonale divide il selciato e dialoga con l’ombra triangolare del bambino al centro della diagonale stessa. L’immagine che Emanuele ha scattato nello stesso momento e agli stessi ragazzi ha invece un sapore diverso, molto meno posato e più reportagistico (Bambini a Lucera).
D: Com’è organizzato il percorso espositivo?
Il percorso è organizzato sul confronto fra la produzione fotografica di Emanuele e quella di Giuseppe. All’inizio dell’itinerario sono esposte immagini che testimoniano la storia dei fratelli a Lucera, loro luogo natale, insieme ad alcuni scatti di famiglia.
A seguire ritroviamo affiancati lavori simili, come i tre ritratti di Maria Letizia, figlia di Emanuele. I due scatti del padre sono esposti accanto a quello dello zio Giuseppe: più plastico e chiaroscurale è lo sguardo del primo, mentre più rarefatto e chiaro è quello del secondo. Il dialogo tra le fotografie dei due gemelli prosegue attraverso altre foto, che indagano le loro scelte formali declinate in differenti soggetti. Possiamo osservare un diverso uso del bianco e nero per ottenere contrasti cromatici più o meno accesi, come nei casi delle fotografie ritraenti uova annodate con nastri neri e bianchi, o nei candidi guanti appesi a un filo con mollette scure. Lo sperimentalismo dei due si ripropone attraverso varie tematiche, spesso simili: nature morte con pesci, vasi, maschere, scheletri e vedute paesaggistiche di Firenze e Lucera.
Tra le foto in mostra è presente anche Cavallini sfocati di Emanuele, che abbiamo scelto per la locandina e la copertina del catalogo. Un fotografo professionista noterebbe senz’altro gli “errori”, perché è sfocata e molto contrastata. Giuseppe ha ripreso lo stesso soggetto in altre due foto qui esposte e che appaiono del tutto diverse da quella del fratello: una con tre cavallini più nitidi (Convegno) e l’altra con un singolo cavallino insieme a un vaso (Cavallino bianco). In mostra troviamo anche oggetti appartenuti ai due e dei documenti relativi alla loro ricerca fotografica, che ci sono stati gentilmente prestati dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, oltre che dagli archivi dei fratelli.
D: La mostra si inserisce nel contesto di numerose iniziative dedicate alle opere di Giuseppe ed Emanuele Cavalli. Come dialogano le varie realtà tra di loro?
Queste iniziative erano state programmate per il 2021, in modo da celebrare i due gemelli nell’anniversario della morte: quella di Giuseppe avvenuta nel 1961 e quella di Emanuele, nel 1981. La situazione pandemica ci ha spinto a rimandare gli eventi a quest’anno.
La mostra al MLAC è pensata insieme alla esposizione “Emanuele Cavalli e la Scuola romana: attraverso gli archivi”, aperta fino al 20 marzo presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. La mostra, curata da Manuel Carrera, indaga la carriera pittorica dell’artista e include anche una decina di sue fotografie. La Galleria Nazionale, infatti, ha recentemente ricevuto la donazione dell’archivio di Emanuele, da parte dell’omonima Associazione; donazione che ha dato impulso alla mostra attualmente in corso.
Un’altra esposizione inaugurerà il 12 marzo al Civico Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado, anch’essa da me organizzata. Si tratta di un focus sulla produzione fotografica di Emanuele Cavalli nella città di Anticoli, dove visse dal 1935 al 1946. In questa sede verranno esposte vedute della campagna romana e del paese, ritratti dei familiari e degli amici, tra cui molti artisti (Capogrossi, Paladini) e scrittori (Luigi Pirandello e Elsa Morante), oltre a nature morte.
Possiamo riconoscere facilmente in Emanuele Cavalli il “filo conduttore” delle varie iniziative appena ricordate.
La mostra della Sapienza verrà riproposta a Lucera a partire dal 19 marzo, grazie a Giuseppe Trincucci, esperto della produzione di Giuseppe Cavalli. Approfitto di questa occasione per ringraziare il Comune di Lucera, che ha accettato la nostra proposta, permettendo così di spostare l’esposizione nel luogo che diede i natali ai due gemelli.
D: C’è uno scatto fotografico che trova particolarmente significativo?
In realtà ce ne sono tanti. Mi piacciono molto il Putto con nudo di Emanuele della fine degli anni Quaranta e anche il Memento Homo, principio e fine di Giuseppe del 1948. Da un punto di vista filologico, mi affascina molto il confronto tra ‘Finestra’ di Emanuele e ‘Inquadratura’ di Giuseppe – che abbiamo citato prima – entrambe scattate ad Anticoli Corrado.